Le sue poesie più conosciute sono le cosiddette ‘Poesie del disamore‘ vale a dire dell’amore non corrisposto, un autentico baratro, il triste destino di un uomo che ha cercato disperatamente l’amore, e chissà perché non l’ha mai ricevuto.Tormentato dalla cocente delusione amorosa vissuta con un'avvenente aspirante attrice americana alla quale dedicò i celebri versi di "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", oppresso da un malessere esistenziale che definiva "il vizio assurdo" dal quale non si era mai liberato, pone fine alla sua vita Il 27 agosto 1950 in un albergo di Torino ingerendo più di dieci bustine di sonnifero. Su un foglietto aveva scritto: "Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti. Ho cercato me stesso."
...Nell'ebbrezza disperata
dell'amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l'anima
sperdere quest'orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi a te
senza ritegno più
ciecamente, febbrile,
schiantandoti d'amore.
Poi morire, morire,
con te.
(Cesare Pavese, Vorrei)