Non vale niente un uomo tra i fratelli?
Denigrato e coperto di sputi, schernito, diffamato,
si sa, per un’indimostrata opera buona.
L’onore venduto, ad ogni tavolo d’amici.
Una storiella sporca in bocca a tutti.
La dismisura di un sentimento uccisa
da un fattivo usufrutto.
La mancanza di scrupoli impegnata
nella registrazione delle entrate.
Una vita, una sola, ridotta
a esperimento. Così è riuscita. Compiuta.
Anche il coniglio nel laboratorio, gonfio,
che perde il pelo dopo l’esperimento,
anche il ratto dopo l’iniezione, impotente
il braccio non strazierà del suo assassino..
Anche la mosca, contro la quale si dirige
una pompa del flit, le zanzare, che ancora
non rivendicano la carta dei diritti,
sono mie compagne.
Rivendico la mia pochezza.
Ma se Dio si è incarnato
e finisce in provetta e
scopre le sue carte, se doveva essere l’amore
e io dubito che possa esistere una cosa
di questa specie, sarà una magra consolazione.
Io so che qui si devono costringere le vittime,
l’una verso l’altra, anche senza un accordo.
Per un paio di giorni, come le mosche,
il paria vuol lanciare un’occhiata
nello spiraglio tra le caste, il ratto,
gli io, i del tutto umiliati, vogliono
la vendetta prima di morire oltraggiati -
vogliono una parola di rincrescimento.
Il comunismo rinuncia.
Il capitale di una crudeltà fruttifera
si contrappone al capitale di un dolore
in perdita.
Ugualmente questa socità si condanna da sola.
Non è morire, è insorgere
la parola. Senza comprensione
per lo sfruttamento
porre fine a questo sfruttamento. Venga la rivoluzione.
Venga, che venga dunque.
Io dubito. Ma venga
la rivoluzione. Anche del mio cuore.
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